Berlin, Staatliche Museen

La storia dei rinvenimenti archeologici nel territorio di Ceglie del Campo è lunga e complessa. Tra le storie legate alle scoperte vi è anche la vicenda del barone Franz von Koller (1767-1826), generale e diplomatico austriaco che aveva scortato Napoleone nel suo trasferimento per l’esilio all’Elba. Tra il 1815 e il 1826 il barone fu impegnato a più riprese presso la corte borbonica nel Regno delle Due Sicilie dove, tra le altre cose, poté coltivare agevolmente la sua passione per l’archeologia, collezionando antichità ed eseguendo scavi nell’area flegrea con il permesso del re di Napoli e con la collaborazione di illustri studiosi, tra cui Eduard Gerhard e Theodor Panofka, fondatori dell’Istituto archeologico germanico. Fu così che le vicende personali del barone s’incrociarono con alcuni reperti, di cui molti ridotti in frammenti, provenienti da scavi non ufficiali condotti a Ceglie del Campo. Giunti a Napoli, i reperti furono restaurati da Raffaele Gargiulo, notevole restauratore del Real Museo Borbonico, oggi Museo Archeologico Nazionale di Napoli.

Alla prematura scomparsa di Franz von Koller la collezione di vasi attirò l’attenzione di molti acquirenti interessati alla vendita, decisa dalla moglie del barone. L’acquisto fu proposto all’imperatore austriaco che, tuttavia, non si mostrò interessato. Così, tra gli studiosi che avevano avuto modo di vedere personalmente la collezione, Konrad Levezow raccomandò l’acquisto di una considerevole parte della collezione al re Federico Guglielmo III di Prussia, da destinare al museo di Berlino, all’epoca di recente realizzazione e oggi noto come Altes Museum.
Allo scoppio della Seconda Guerra Mondiale la Collezione di Antichità Classiche, dove erano conservati i reperti di Ceglie del Campo, fu smembrata e posta al sicuro dai bombardamenti; alla fine della guerra il gruppo di vasi fu diviso: le due hýdriai, la kýlix e un’anfora furono inviate a Charlottenburg, mentre gli altri vasi più un’anfora furono inviati all’Ermitage di San Pietroburgo, dal quale sono rientrati nel 1957 e al Museo Pushkin di Mosca, dove ancora si trova l’anfora F 3239, non più restituita.

Nel corso di interventi separati, negli anni Sessanta e Settanta del secolo scorso, nel 2005 e nel 2008-2014, i vasi sono stati sottoposti a esami approfonditi e restauri. Particolarmente interessanti gli ultimi interventi di studio e restauro condotti in cooperazione tra la Collezione di Antichità Classiche di Berlino e il J. Paul Getty Museum di Los Angeles, culminati in due mostre: la prima, intitolata “Dangerous Perfection: Funerary Vases from Southern Italy”, si è svolta dal 19 novembre 2014 all’11 maggio 2015 presso la Getty Villa Museum di Los Angeles (US); mentre la seconda, “Gefährliche Perfektion. Antike Grabvasen aus Apulien”, si è svolta all’Altes Museum dal 17 giugno 2016 al 18 giugno 2017. Entrambe le mostre sono state curate da Ursula Kästner e David Saunders.