Un nome per il Ponte: il sondaggio

 

 

L’argomento dell’intitolazione del nuovo Ponte strallato della Città sta appassionando in maniera diversa tutta la popolazione barese, coinvolgendola con la presentazione dei nomi puntando su personaggi legati alla storia pugliese, nazionale ed internazionale o a molti valori come la pace, l’accoglienza, la fratellanza o nomi provocatori caratterizzanti l’identità barese. Alla luce di queste proposte pervenute sulla rete e quelle presentate dalle Associazioni, ma soprattutto nel rispetto della normativa ministeriale che regolamenta la Toponomastica cittadina, è stata selezionata una rosa di toponimi da sottoporre alla cittadinanza che potrà esprimere il proprio voto di preferenza tramite un sondaggio on line sul portale ufficiale della Città, scelta da questo Assessorato secondo i criteri generali espressi dal Sindaco di legame indissolubile con le radici e le origini di Bari.

  1. Attilio ALTO  (Bari,15 marzo 1937 – Bari, 21 gennaio 1999)
    Si laureò in ingegneria nucleare presso il Politecnico di Torino. Nel 1969 iniziò il percorso di docente universitario come assistente ordinario prima e docente incaricato poi. Perfezionava in quegli anni i propri studi con frequenti soggiorni all'estero presso l'Institut Supérieur des Matériaux et de la Construction Mécanique a Saint Ouen (Parigi), il Department of Mechanical Engineering dell'Università del Vermont (Stati Uniti) e il Department of Materials dell'Università della California. Nel 1980 divenne professore ordinario di Tecnologia dei Metalli presso la Facoltà di Ingegneria dell’Università di Bari, di cui divenne preside nel 1984.Ricoprì la carica di rettore dell’Università di Bari dal 1986 al 1991 e grazie al suo impegno in quegli anni nacque, per gemmazione dall'Ateneo barese, la prima università statale del Sud a carattere tecnologico per la formazione di architetti, ingegneri e disegnatori industriali. Il prof. Alto divenne rettore del terzo Politecnico d'Italia nel 1991, carica che tenne sino al 1994.
    La proposta di intitolazione è il riconoscimento non solo alle doti umane e professionali di Attilio Alto ma anche al ruolo svolto dalla Università barese a partire dal 1925 per la crescita e lo sviluppo del territorio.
  2. Giuseppe GIMMA (Polignano a mare, 1747 – Bari, 1829)
    Ingegnere e architetto, si laureò probabilmente a Napoli. Si trasferì a Bari nel 1779, ove rimase sino alla morte. Nel corso della sua vita svolse una mole impressionante di lavoro, soprattutto in terra di Bari, ma anche in altre località della Puglia.
    Sua è la progettazione del tracciato della cosiddetta via “consolare”, che dal vallo di Bovino conduceva a Lecce; l’attuale corso Vittorio Emanuele è appunto il braccio urbano della “consolare”. Nel 1784 ottenne l’incarico statale di “direttore delle strade”, cioè della progettazione, realizzazione e manutenzione di tutta la rete viaria del Regno. Contemporaneamente, e per tutta la durata della sua vita professionale, si occupò anche della viabilità urbana, dimostrando una particolare attenzione all’estetica e al decoro urbano.
    Nel 1809 ebbe l’incarico della bonifica dei porti di Terra di Bari, da Barletta a Mola.
    A partire dal 1812 e sino al 1828 Giuseppe Gimma  “è il protagonista assoluto e indiscusso della fondazione del nuovo borgo di Bari”. Oltre a delineare la pianta del borgo e la sua suddivisione in isole, ne realizzò un perfetto raccordo con la parte antica e con il castello. Per scrupolo di correttezza, si astenne sempre dal partecipare alle numerose gare di appalto per le costruzioni del nuovo borgo.
    Egli provvide anche a redigere gli Statuti per la regolare formazione del borgo, approvati nel 1814, che costituiscono un vero e proprio Regolamento edilizio.
  3. Ludovico QUARONI (Roma, 28 marzo 1911 – Roma, 22 luglio 1987)
    Laureatosi in architettura a Roma nel 1934, alternò (soprattutto dopo il secondo conflitto mondiale) una fervida attività progettuale con la pubblicazione di saggi e la partecipazione al dibattito culturale di quegli anni. Tra le sue realizzazioni, si annovera la partecipazione al progetto del villaggio di “La Martella”, presso Matera.
    Nel 1965 venne affidato a Ludovico Quaroni e al gruppo da lui guidato l’incarico di progettazione di un piano regolatore che affrontasse il problema della ricucitura  della città di Bari con il suo hinterland e prevedesse la sua espansione lungo assi direzionali paralleli alla viabilità del Murattiano.
    Questo progetto costituisce indubbiamente uno strumento urbanistico di grande qualità professionale, tutt'ora operativo.
  4. Bona SFORZA ( Vigevano, 2 febbraio 1494 – Bari, 19 novembre 1557).
    Figlia del duca di Milano, Gian Galeazzo, e di Isabella d’Aragona, figlia a sua volta di Alfonso II d’Aragona. Dopo la morte prematura del padre e l’usurpazione da parte di Ludovico il Moro, Bona raggiunse Bari con sua madre nel 1501. Isabella provvide  alla istruzione della figlia, sia nella corte di Bari sia a Napoli; nel quadro delle politiche matrimoniali dell’epoca, riuscì inoltre a far sposare Bona con il re di Polonia, Sigismondo Jagellone; il matrimonio per procura fu celebrato a Napoli il 6 dicembre 1517.
    In quella occasione Bona fu riconosciuta come duchessa di Bari e di Rossano, quale legittima erede di sua madre. Dopo i festeggiamenti, Bona partì per la lontana Cracovia, dove venne incoronata regina di Polonia il18 aprile 1518; ebbe anche il titolo di granduchessa di Lituania.
    Rimasta vedova nel 1548, Bona cominciò a preparare il suo ritorno in Italia; il 13 maggio del 1556 giunse finalmente a Bari, dove prese dimora nel castello. Durante la sua permanenza Bona si impegnò nel rinforzare le difese del territorio contro il pericolo delle incursioni turche e a migliorare l’immagine urbana di Bari,  riqualificando la zona circostante il castello.
    Bona Sforza morì nel castello di Bari il 19 novembre 1557. Fu sua figlia Anna a volere la costruzione per sua madre di un imponente monumento funebre, che nel 1593  venne collocato nell’abside della basilica nicolaiana.  
  5. Ponte dei Martiri di Cefalonia.
    Intende rievocare  il feroce eccidio di molti militari (inquadrati soprattutto nella divisione Acqui) della guarnigione italiana nell’isola greca, compiuto da reparti dell’esercito tedesco dopo l’armistizio dell’8settembre 1943. Di fronte alla resistenza armata delle truppe italiane, la reazione tedesca fu violenta e continuò anche dopo la resa, chiesta il 22 settembre dal comandante, generale Gandin. Rastrellamenti ed eccidi continuarono infatti sino al 28 settembre; non si conosce il numero preciso delle vittime, molto probabilmente alcune migliaia, poiché i tedeschi si preoccuparono di cancellare ogni traccia dei loro misfatti. I superstiti, molti dei quali morirono in mare a causa dell’affondamento delle navi che li trasportavano, furono deportati nei campi di concentramento in Germania e in Polonia.
    I resti dei caduti furono traslati a Bari, nel Sacrario dei Caduti d’Oltremare, nel 1953, alla presenza del presidente della Repubblica, Luigi Einaudi.
  6. Ponte del 9 settembre 1943.
    Intende rievocare la resistenza, da parte di truppe italiane (sostenute con lancio di bombe a mano da gruppi di ragazzi di Bari vecchia), al tentativo di reparti tedeschi di distruggere il porto di Bari, infrastruttura strategica per gli approvvigionamenti e per le sorti stesse del conflitto.
    I protagonisti di quella giornata riuscirono ad organizzare,  tra il fortino San Antonio e piazza San Pietro, con il sostegno prezioso dei ragazzi, tra cui il quindicenne Michele Romito, e dei militari di diverse armi,  una difesa che si rivelò decisiva per la neutralizzazione dei reparti tedeschi, costretti in poche ore alla resa.  Fondamentale si rivelò anche l’azione spontanea di marinai, finanzieri, genieri e milizia portuale all’interno del porto, dove i tedeschi erano riusciti a penetrare.
    L’episodio è citato nel dispositivo della Medaglia d’oro al valor civile del quale la città di Bari è stata insignita dal Presidente della Repubblica.
  7. Ponte delle Libertà.
    Intende confermare ed esaltare tutte le conquiste di libertà (civili, religiose, di pensiero ecc.) che le grandi democrazie hanno promosso e attuato sino ai nostri giorni e nelle prospettive future.
    Un monito  al rispetto dei diritti acquisiti e un auspicio per nuove conquiste democratiche e civili in una prospettiva universale.
  8. Ponte dell’Adriatico.
    Intende richiamare le esperienze storiche e gli ideali di pace e di progresso favoriti dai rapporti che nei secoli hanno unito le due sponde dell’Adriatico, il mare sul quale sono nati e si sono rafforzati i legami tra la Puglia e i Balcani.
    Adriatico è il mare che ha portato a Bari nel 1991 la Vlora carica di migliaia di donne e uomini albanesi in cerca di un futuro migliore, quello stesso mare che oggi è solcato dalle fragili imbarcazioni dei nuovi migranti, in fuga dalla guerra e dalla miseria.
  9. Ponte dei Popoli del Mediterraneo.
    Intende rievocare le millenarie esperienze storiche che hanno collegato, senza soluzione di continuità, nel corso dei secoli, tutti i popoli delle terre bagnate dal Mediterraneo.
    Il “mare nostrum” è il mare che lambisce i Paesi nel quale sono nate le tre grandi religioni monoteistiche: il Mediterraneo che oggi rischia di diventare il simbolo della "bancarotta dell'umanità" deve tornare ad essere il luogo dell'incontro e del dialogo pacifico tra le culture e religioni diverse.
    Questa proposta di intitolazione vuole essere un richiamo ai valori di pace e fratellanza.

RISULTATI DEL SONDAGGIO