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Condomini sociali: operativa una nuova struttura sociale a Triggiano per l'accoglienza e il sostegno a donne vulnerabili

Servizi alla Persona Comunicati stampa

Condomini sociali: operativa una nuova struttura sociale a Triggiano per l'accoglienza e il sostegno a donne vulnerabili

È operativa dalla scorsa settimana un nuovo condominio sociale destinato a donne sole, senza dimora, vittime di tratta o discriminazione e con problemi socio-sanitari, nato a seguito del protocollo d’intesa siglato lo scorso 21 gennaio tra l’assessorato al Welfare e la Aps International Fundraiser Association - IFA Italia.

La struttura sorge al secondo piano di un immobile di pregio nel centro di Triggiano, dove al momento potranno essere ospitate sei donne al massimo. È suddivisa in mini appartamenti autonomi, ognuno con affaccio autonomo sul balcone che circonda l’intero appartamento su tre lati. L’unità abitativa si estende su una superficie di circa 180 metri quadrati ed è dotata di una cucina e di un’ampia veranda, oltre che di un’area comune.

Il nuovo condominio sociale, realizzato anche grazie al sostegno di Leroy Merlin, resterà aperto h24: data la vulnerabilità delle ospiti saranno loro assicurati i beni essenziali e, nei prossimi giorni, sarà avviato un percorso per lo sviluppo dell’autonomia personale e per l’empowerment di ciascuna.

Il modello organizzativo del servizio dovrà coinvolgere le utenti nella gestione quotidiana della struttura anche attraverso turnazioni delle attività comuni, in base a quanto previsto dal patto di convivenza e dal regolamento interno.

“Si amplia il percorso realizzato in questi anni dall’assessorato al Welfare, con la collaborazione della rete del volontariato laico, cattolico e del privato sociale, per rafforzare e ampliare la rete dei servizi e delle azioni per il contrasto alle gravi marginalità adulte - commenta l’assessora al Welfare Francesca Bottalico -. La scorsa settimana, infatti, abbiamo inaugurato un nuovo condominio sociale riservato a donne vulnerabili colpite ulteriormente dalla crisi sociale, economica e sanitaria di questo ultimo anno, nonché a donne che stanno seguendo un percorso di fuoriuscita dalla violenza investendo sulla loro capacità di autonomia ed empowment. Un appartamento gestito in semi autonomia e destinato a sei donne, che offrirà accoglienza a quante presentano anche condizioni di vulnerabilità socio-sanitarie o lievi disabilità. È un ulteriore passo avanti con cui intendiamo rispondere in maniera rapida ai casi più fragili, di cui non sempre la sanità riesce tempestivamente ad occuparsi, specialmente in questo periodo.

La città di Bari è all’avanguardia rispetto ad azioni di innovazione sociale pensate per contrastare le povertà economiche, sociali e relazionali, proponendo ancora una volta servizi innovativi che rispondono a bisogni sociali in cambiamento e sempre più complessi attraverso forme di welfare di comunità con l’obiettivo focalizzare gli interventi sulla centralità della persona e delle sue relazioni.

A giorni avvieremo il percorso partecipato per la redazione del nuovo piano cittadino che individuerà i prossimi obiettivi triennali, a patire dal lavoro con la rete territoriale pubblico-privata sulla rimodulazione delle forme di welfare che sia in linea con tutte quelle esigenze nuove derivanti dal periodo socio-sanitario in cui viviamo”.

“Il progetto Home for Good, in risposta all'avviso dell’assessorato al Welfare, è stato fortemente voluto dalla rete del volontariato - dichiara il presidente dell’IFA Italia Cristiano di Corato - con la quale la IFA Italia Aps ha inteso avvicinare sempre più il concetto di assistenza a quello di familiarità. E nulla è più familiare della propria casa. L’esperienza accumulata in anni di volontariato ci ha insegnato che anche un luogo più confortevole, che noi riconosciamo come “casa”, può aiutare a lenire le sofferenze e a intraprendere con più sicurezza un percorso di rinascita. Quindi desidero ringraziare l’assessora Bottalico e Leroy Merlin per aver creduto e sostenuto il nostro progetto”.

Fanno parte dell’equipe il coordinatore, un operatorie sociale, un operatore sanitario, un mediatore linguistico, un informatico, un cooperatore internazionale, un comunicatore, un ingegnere della sicurezza, un medico e uno psicologo. L’associazione che gestisce la casa di comunità dovrà operare in rete con i servizi sociali del territorio e con tutti i servizi pubblici e privati attivi per il contrasto alla grave emarginazione adulta, interfacciandosi inoltre con i servizi sanitari.

L’accesso avverrà previa valutazione del servizio sociale professionale o, in casi di emergenza, del Pronto Intervento Sociale: dopo la fase di osservazione e conoscenza della storia personale dell’ospite, gli operatori e il servizio sociale competente elaboreranno dei progetti di intervento individualizzati con l’obiettivo di favorire lo sviluppo dell’autonomia individuale e sociale e, con essa, la possibilità di inserimento o reinserimento lavorativo.

Entro la fine dell’anno, dopo alcuni interventi già programmati, la struttura entrerà a regime con una capacità di accoglienza di dodici persone.