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Attivato da UniBa corridoio universitario di UNHCR per tre giovani rifugiati che oggi studiano nell'ateneo barese supportati anche dalla Caritas e dall'assessorato al Welfare

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Attivato da UniBa corridoio universitario di UNHCR per tre giovani rifugiati che oggi studiano nell'ateneo barese supportati anche dalla Caritas e dall'assessorato al Welfare

Grazie al corridoio universitario di UNHCR attivato dal Centro per l’apprendimento permanente dell’Università degli studi di Bari Aldo Moro, tre studenti eritrei, vincitori di borse di studio del progetto UNICORE 3.0 - University Corridors for Refugees, stanno frequentando i corsi di laurea specialistica in Fisica e Informatica erogati in lingua inglese dall’ateneo barese.

I ragazzi, che godono dello status di rifugiato, hanno così cominciato a seguire le lezioni in presenza dopo il periodo di quarantena durante il quale hanno partecipato da remoto alle attività di scambio interculturale promosse dal Comitato Mentorship, il servizio di tutoraggio peer-to-peer recentemente attivato con l’Organizzazione Internazionale per le Migrazioni da Uniba, primo tra gli atenei italiani ad istituzionalizzarlo con lo scopo di sostenere l’inserimento accademico dei suoi oltre 700 studenti internazionali.

L’iniziativa, presentata oggi in conferenza stampa in Ateneo, è stata possibile anche grazie alla collaborazione dell’assessorato al Welfare del Comune di Bari, della Caritas Bari-Bitonto e della cooperativa sociale Migrantesliberi di Andria. 

“Sono particolarmente orgoglioso di presentare oggi un’iniziativa che ribadisce l’impegno che la nostra università porta avanti da molti anni per favorire l'accesso dei rifugiati all'istruzione universitaria e alla ricerca e promuovere l'integrazione sociale e la partecipazione attiva alla vita accademica - ha dichiarato il rettore dell’Università di Bari Stefano Bronzini -. Ora stiamo lavorando a una task force che risponda con azioni concrete e realmente inclusive all’emergenza in Afghanistan”. 

“Siamo felici di poter contribuire alla costruzione di un’esperienza cittadina di accoglienza sociale, educativa e formativa in rete con l’Università di Bari, la Caritas e Migrantesliberi con i quali abbiamo consolidato da tempo importanti collaborazioni sul tema dell’inclusione e dell’accoglienza - ha continuato l’assessora al Welfare Francesca Bottalico -. In particolare, l’assessorato al Welfare promuoverà un programma di incontro e confronto multiculturale con la rete delle biblioteche popolari inteculturali avviate in questi anni in tutta la città, la rete dei centri sociali e socio-culturali cittadini. 
Inoltre, in linea con i programmi comunali Essere Comunità e Famiglie senza confini, intendiamo offrire occasioni di conoscenza, accompagnamento, accoglienza diffusa e pratiche di welfare di comunità coinvolgendo la cittadinanza e le famiglie in momenti informali, attraverso pranzi e cene sociali e pomeriggi culturali organizzati in casa e in altri luoghi, così da offrire occasioni di inclusione reale per tutto il periodo di permanenza dei giovani universitari”.

“I corridoi universitari sono un piccolo segno di speranza e un’importante opportunità formativa - ha sottolineato il direttore della Caritas diocesana Bari-Bitonto don Vito Piccinonna -. Una finestra sul futuro per tre giovani studenti che hanno vissuto momenti difficili nella terra da cui provengono. La Caritas di Bari-Bitonto, assieme alla comunità parrocchiale di San Luca, si sta occupando dell’accoglienza residenziale, dell’accompagnamento, dell’inserimento sociale e del sostegno all’integrazione dei beneficiari. Studiare, formarsi, aprirsi al futuro con maggiore speranza è un diritto di tutti, senza esclusioni”. 

“La cultura rende liberi e veri - ha concluso don Geremia Acri di Migrantes Liberi - perché dà la possibilità di pensare con la propria testa e ti rende capace di assumere decisioni e posizioni in modo che non sia qualcun altro a farlo. La cultura fa in modo che il pensare non si fermi alle apparenze e non sia superficiale, ci aiuta a comprendere e conoscere. Senza cultura si muore schiavi di qualcuno o di qualcosa. Le diverse relazioni interculturali arricchiscono il nostro cammino e ci conducono verso la pace e l’armonia di comunità. Le migrazioni dei nostri tempi ci danno una grande chance: superare le nostre paure per lasciarci arricchire dalla diversità del dono di ciascuno. Siamo figli e figlie della stessa terra che diventa la nostra casa”.